Palazzo Pubblico, Sala del Consiglio Grande e Generale, 08 maggio 2024
Sua Eccellenza Alessandro Rossi
Sua Eccellenza Milena Gasperoni
Com’e consuetudine in apertura della prima riunione del Consiglio Giudiziario del semestre, anche noi quest’oggi desideriamo rivolgere un indirizzo di saluto che non vuole essere soltanto di maniera, ma piuttosto l’occasione per soffermarsi e rimarcare l’importanza dei poteri e delle attribuzioni di quest’organo alla luce delle competenze e delle funzioni ad esso assegnate.
I compiti che la Legge Costituzionale 7 dicembre 2021 n.1.affida al Consiglio Giudiziario sono volti ad assicurare l’autonomia e l'indipendenza della magistratura, colonna portante della nostra democrazia, garantita dalla Dichiarazione dei Diritti e dalle leggi fondamentali del nostro Stato. Attraverso l'esercizio autorevole, trasparente ed efficiente delle proprie attribuzioni il Consiglio Giudiziario ne deve pertanto rappresentare l’incontestabile presidio.
Ma non solo questo. Le funzioni che ad esso competono in materia di reclutamento, nomina, conferma, formazione, promozione, valutazione di professionalità dei magistrati, così come quelli in materia di responsabilità disciplinare, sono funzioni fondamentali per assicurare al Tribunale il miglior livello di professionalità dei giudici e consentire loro di svolgere con impegno e dedizione la propria complessa e delicata attività e, dunque, garantire il buon funzionamento della giustizia,
Compiti non sempre facili ma che – ne siamo certi – avete svolto e continuerete a svolgere con responsabilità, rigore e alto senso delle Istituzioni e dello Stato.
Vogliate pertanto ricevere i sentimenti del nostro più vivo apprezzamento e della nostra sincera gratitudine per il lavoro portato avanti sino ad oggi unitamente agli auspici di un proficuo prosieguo del vostro importante mandato. Ringraziamento e augurio che estendiamo al Presidente Canzio, Dirigente del Tribunale, e vice Presidente di questo Consiglio, e all’Ufficio di Segreteria per l’attività davvero preziosa di assistenza e supporto a questo organo ed in primis alla Reggenza che lo presiede.
Illustrissimo Dirigente del Tribunale,
Illustrissimi membri del Consiglio Giudiziario,
ci sia consentito rivolgerci distintamente alle due componenti di questo consesso per formulare alcune considerazioni cui teniamo in particolar modo.
Innanzitutto alla componente togata qui presente e al Dirigente del Tribunale chiediamo di partecipare a tutti i magistrati la profonda consapevolezza della Reggenza del loro complesso e delicato ruolo congiuntamente all’augurio per il migliore espletamento delle rispettive attribuzioni.
È un compito altissimo quello che ogni magistrato è chiamato a svolgere essendo ad esso affidata - dalla Dichiarazione e dalle norme costituzionali che ne individuano e disciplinano i poteri e le competenze - la tutela dei diritti attraverso la puntuale interpretazione ed applicazione della legge. E’ altresì un compito gravoso, volto a garantire i valori fondamentali in uno Stato democratico: l'uguaglianza e la pari dignità delle persone.
Prendere decisioni che incidono sulla vita delle persone, talvolta anche in maniera drammatica, è un compito arduo. Occorre che tale consapevolezza, accompagnata da un alto senso di responsabilità, orienti sempre l'attività decisionale. Le determinazioni di ogni giudice devono essere governate dalla saggezza del diritto, dall’equilibrio, dalla disponibilità all’ascolto e dalla ponderazione.
Viviamo un’epoca di veloci evoluzioni, che determinano nella società la nascita di nuove e sempre più articolate esigenze, di conflittualità complesse, di disaccordi e contrasti eterogenei e, dunque, di conseguenti nuove istanze di giustizia. Ad esse la Magistratura deve poter dare un riscontro attraverso la sapiente attività di interpretazione ed applicazione della legge, aderente e rispettosa dei valori e dei principi fondamentali del nostro ordinamento, enunciati nella Dichiarazione dei Diritti o nelle fonti, anche sovranazionali, da questa richiamate e recepite. Assicurare - con autorevolezza e credibilità - il rispetto della legalità è indispensabile per la vita e la crescita civile della società.
Il sedicesimo comma dell’articolo 3 della Dichiarazione dei Diritti dei Cittadini e dei Principi Fondamentali dell’Ordinamento Sammarinese riconosce agli organi del potere giudiziario autonomia e indipendenza da ogni altro potere e garantisce ad essi libertà di giudizio nell’esercizio delle proprie funzioni, senza vincolo di subordinazione e sottoposti unicamente alla legge.
Autonomia e indipendenza sono garanzie incontrovertibili attraverso le quali la funzione giudiziale può assicurare, senza condizionamenti, l'applicazione imparziale ed equanime della legge. L’indipendenza in generale non è un valore in sé, ma uno strumento ancillare e funzionale alla tutela di altri valori. L’indipendenza della magistratura è, in particolare, funzionale alla stessa imparzialità degli organi che esercitano il potere giudiziario ed è, a sua volta, funzionale a un principio fondante delle moderne Costituzioni: l’eguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini dinnanzi alla legge e il diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi.
Indipendenza non significa, tuttavia, che il magistrato non dipenda da nessuno e che non debba rispondere a nessuno. Significa piuttosto che nell’ordinamento costituzionale, e nei rapporti tra i diversi poteri dello Stato, i giudici sono “soggetti alla legge soltanto”. Il giudice “dipende” dalla legge che ne costituisce il fondamento e al contempo il limite. La legge è l’unico collegamento possibile, in uno Stato di diritto, tra il giudice – organo costituzionale non elettivo né politicamente responsabile - e la sovranità popolare, di cui la legge è l’espressione principale, in quanto “prodotto” dell’organo legislativo eletto dal popolo e verso il popolo politicamente responsabile.
E’, dunque, a questo principio fondamentale che deve essere improntata ogni azione, ogni decisione del magistrato, consapevole che il pronunciamento “Nel nome della Serenissima Repubblica di San Marino” non è semplicemente una formula stilistica ma - di quel principio - è la sintesi perfetta.
Siamo certi che, in tal senso, la premura nostra sia la stessa dei magistrati, fedeli al giuramento prestato all’atto della loro nomina “di amministrare la giustizia con zelo equanime e con tutta rettitudine e sine odio metu vel amore”.
Illustrissimo Dirigente del Tribunale,
Illustrissimi membri del Consiglio Giudiziario,
rivolgendoci ai componenti laici, ricordiamo Loro come il Consiglio Grande e Generale li abbia nominati ad amplissima maggioranza in virtù delle comprovate professionalità, competenze ed esperienze, di cui anche noi ci complimentiamo. La significativa condivisione dell’organo legislativo sulla loro designazione se da un lato suffraga la fiducia e la stima verso le loro persone e i rispettivi curricula, dall’altro rappresenta anche una esortazione a partecipare attivamente, puntualmente e con sollecitudine ai lavori di questo importante organo e a portare il proprio fattivo contributo al confronto e agli approfondimenti che vi si svolgono e alle conseguenti determinazioni, nell’interesse dello Stato e delle sue istituzioni.
L’apporto costante e sostanziale di tutti loro– al pari di quello dei componenti togati – è, infatti, fondamentale, imprescindibile, per l’attività di questo Consiglio.
La scelta del legislatore al riguardo è stata chiara: un Consiglio formato unicamente da Magistrati avrebbe rappresentato “una sovrastruttura, fortemente inadeguata e sostanzialmente corrispondente ad un organo corporativo, slegato dall'interesse di sistema”. La soluzione delineata, di una composizione perfettamente paritaria tra le due componenti, senza far prevalere numericamente una delle due rispetto all'altra, ha inteso far in modo che, pur garantendo che l'autonomia della magistratura fosse effettiva, non si corresse il rischio che la magistratura si interpretasse come "corpo" separato.
Alla previsione legislativa, tuttavia, occorre che ne consegua un’applicazione concreta e che tutti i membri non si sottraggano al ruolo che il Legislatore ha conferito loro.
A chi, dei componenti laici, proviene dall’Avvocatura, ci sia permesso inoltre formulare una sollecitazione ed un invito da consegnare ai colleghi.
L’Avvocatura riveste un ruolo fondamentale per l’affermazione e l’avanzamento dei diritti nell’ambito dei bisogni espressi dalla collettività. In un dialogo costruttivo tra tutti gli operatori del settore, l’Avvocatura è chiamata a fornire il suo qualificato contributo di esperienza e competenza per l’incremento di efficienza e funzionalità della giustizia.
I magistrati e gli avvocati insieme, in una convergenza di sforzi, nella comune cultura della giurisdizione e delle garanzie, contribuiscono a dare concretezza al diritto nel quadro costituzionale, nell’interesse della collettività.
Gli avvocati, dunque, non abdichino mai al proprio ruolo istituzionale che è anche quello di promuovere l’effettività dei diritti, partecipando così all’attuazione dei valori e dei principi sanciti dalla Dichiarazione del 1974 e dalle norme fondamentali del nostro Stato.
Molte sono le riforme introdotte – nella Legislatura appena conclusa – in materia di giustizia: la riforma dell’Ordinamento Penitenziario, la legge in materia di astensione e ricusazione dei magistrati, le disposizioni per implementare le garanzie e l’efficienza del processo penale.
Anche il qualificato contributo dell’Avvocatura – non solo quello della Magistratura - è parte essenziale nell’assicurare la piena e corretta applicazione di queste riforme e corrispondere alle esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto dai cittadini. Così come è determinante il ruolo di entrambe, Magistratura e Avvocatura - e ci teniamo a sottolinearlo con forza - nel custodire e promuovere la peculiare cultura giuridica sammarinese, evitando che si disperda un patrimonio di grande rilievo, che, purtroppo rischia di venire contaminato, nella pratica corrente e con innesti impropri e disarmonici, da istituti e modelli ad esso estranei.
Confidiamo pertanto che ognuno di voi faccia la sua parte. In questo Consiglio e fuori di esso negli ambiti di rispettiva pertinenza.
Siamo certi che il nostro auspicio non sarà disatteso poiché è un auspicio che crediamo comune e condiviso.
Quali garanti dell’ordinamento costituzionale della Repubblica - preposti a vigilare sul funzionamento dei poteri pubblici e degli organi dello Stato- e in particolare quali Presidenti di questo Consiglio, assicuriamo di svolgere il ruolo di dialogante raccordo tra la magistratura e gli altri poteri dello Stato che il Legislatore Costituzionale ha attribuito alla Reggenza e di favorire, per quanto di nostra competenza, le condizioni migliori per il leale dialogo tra gli stessi nell’interesse dello Stato.
Con questa intendimento, concludiamo il nostro saluto augurandovi un buon lavoro.
San Marino 8 maggio 2024/1723 d.F.R.